Di vene d’inchiostro e mani d’amore
La pianta che cresce del seme che lasci
Silenzio cristallo che esplode, clamore
Il prisma or è luce e colori nei fasci
Vorresti parole ma non ne rilasci
Ho prole in dialettica, fai il tuo mestiere
A volte ci provi se a volte riesci
Ma muto è il tuo urlo che non sa vedere
Deserto di fiori che sbocciano secchi
Parola che m’ami, fedele tuo amante
Ritratti sfocati su intrepidi specchi
Legati dai rami di oblio rampicante
Bocche serrate in un bosco fittizio
Canzoni cantate da vergini appigli
Perso mi trovo a mandar gli orifizi
Le rime le graffio ‘pur privo d’artigli
Carogna non può che nutrire sciacalli
‘Pur sopra le cime di amene colline
La pioggia tramuta in paludi le valli
Le notti finiscono in nuove mattine
E brillano brine brillanti nei prati
Spicca nel cielo ridente l’airone
Ali di cenere, su travi spezzate
Crolla la guerra in un nuovo mattone
Poesia che sei pura come anche il creato
Che al fertile campo natura confermi
La spada che indosso non pesa il reato
Di andare a duello con giudici inermi
© Er Pinto, 2019
https://www.instagram.com/erpinto_/?hl=it
https://www.facebook.com/erpintop